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TIMIDE CONTAMINAZIONI

di Matilde Alghisi

Le opere di Adua sono blocchi di colore, granitico, glaciale.

Il primo approccio alla tela sembrerebbe indicare origini nordiche, laddove l’aria pungente si fonde in un unicum con il bianco del cielo e l’acqua ghiacciata. Le tonalità di insondabili blu, azzurri e grigi si accostano in geometrie perfette che, se osservate in modo superficiale, potrebbero trasmettere una fredda e consapevole visione d’insieme. Le linee che si intersecano ricordano, in alcuni punti, la lucidità costruttivista di El Lissitzky, anche se priva del rosso che li dominava.

Ma è solo una subitanea impressione.

Adua ci invita ad andare oltre, attirandoci nel reticolo di linee che tracciano i contorni, per chiuderci in un orizzonte parallelo e osservare con altri occhi la realtà che ci circonda.

Il viaggio nel colore comincia nel momento in cui le permettiamo di guidarci in una visione antitetica, se paragonata a quella iniziale.

E’ a questo punto che i colori iniziano a prendere vita e non sono più blu, ma diventano azzurrei, cerulei, gradazioni di ciano, blu oltremare, verdi marini, ardesia, grigi cenere e antracite.

Le superfici, se indagate da vicino, presentano una consistenza oleosa, discontinua, mobile, vellutata; i tasselli perdono la loro consistenza, le linee di contorno non sono più così definite e diventano anch’esse dili che si intrecciano e ci conducono verso la visione.

La tela prende vita, il colore è pieno, deciso, forte, colpisce con veemenza l’occhio e diventa espressionismo puro.

I blocchi non sono più tali, sono figure di tonalità accesa, che si rincorrono sulla superficie dell’opera e dialogano, si intrecciano, invitano il fruitore ad avvicinarsi alla superficie e a contribuire al loro movimento.
Come in Souvenir d’Océanie di Matisse i colori sono ora gioiosi e lasciano finalmente spazio ai pensieri di colore di Adua che ci portano alla sua terra natia e mettono finalmente a nudo l’artista che, dopo aver inizialmente tratto in inganno lo spettatore, rivela infine il suo lato più intimo.