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ADUA MARTINA ROSARNO

Matteo Galbiati per Espoarte n’96 2017

L’Arteam Cup 2016, tra le numerose altre, ci ha regalato la felice conoscenza dell’opera di Adua Martina Rosarno – giovane artista vincitrice della sezione under 30 – che ci ha colpiti per la delicata poesia della sua pratica pittorica.
Non risulta facile, infatti, trovare in un giovane artista, un carattere tanto deciso e determinato nell’assolvere il gesto pittorico con una risoluzione così tanto matura e capace nel coniugare un indubbio valore estetico ad una riflessione intrinseca profonda e sensibile. Sa rappresentare e narrare in modo spontaneo e diretto.
La sua espressione si palesa sotto forma di un immaginario cromatico che imprime sulla tela sentenze paesaggistiche liriche e evanescenti, votate a lasciar migrare lo sguardo da una realtà sensibile ed effettiva verso i territori ben più reconditi dell’immaginazione e della fantasia.

La sua voce pittorica marca, quindi, una linea sottile tra un paesaggio che, nella sua aurorale carica metaforica, travalica il confine del vero per diventare una pura percezione dell’interiorità e delle sue evocazioni immaginative: i colori, ma anche le lievi tessiture ricamate che solcano precise direttrici, sono il risultato di una dolce meditazione mossa dal pensiero dell’artista e pronta ad aprirsi anche allo sguardo dell’osservatore.
La poeticissima oniricità che avvolge il campo della tela apre, grazie a questa sua scrittura sottile, un varco su territori ben più estesi ed ampi, capace di riconnetterci a ricordi – condivisi o individuali non importa – che accentuano e innervano il senso segreto dell’immagine.

Proprio l’atto mnemonico – inteso come intervento risolutivamente finale della memoria – completa la mutevolezza transeunte delle sue tele che, spesso composte per sequenza di minuti frammenti, raccolgono e ricompongono la matassa complessa dei nostri pensieri.
Da qui si ri-allineano le rispettive fonti, si possono ri-unire la gestualità pittorica, resa immagine dell’artista, e la nuova consapevolezza di chi osserva, ora coscientemente edotta sulla complessità di una realtà sempre divisa tra finzione e verità, tra invenzione e storia.
Con questa pittura si attraversa quel velo sottile, quel labile confine che sta fuori e dentro il dipinto, quel luogo minimo e vasto che contiene tutte le nostre emozioni.